Ieri si è tenuta a Torino la prima udienza del procedimento penale che vede un giornalista e due direttori di due quotidiani nazionali imputati di diffamazione per aver appellato la nostra categoria professionale con nomi e aggettivi poco lusinghieri. Il procedimento è scaturito a seguito di una denuncia di AssoCounseling.
Per la prima volta un Giudice ha ritenuto sussistessero gli estremi per consentire ad un’associazione di categoria di counselor di costituirsi parte civile in un procedimento (fino a oggi solo agli Ordini professionali era stato consentito). E così AssoCounseling e la sua Presidente Alessandra Caporale – quest’ultima in qualità di counselor professionista – si sono costituite parti civili e avranno dunque un ruolo attivo nel processo.
A prescindere dall’esito del processo, per noi è importante perseguire con tenacia l’obiettivo di cambiare questa distorsione della realtà per cui, fino ad oggi, “chiunque” si è sempre sentito autorizzato ad appellare i counselor come ciarlatani, truffatori e maghi o, addirittura, “attentatori della salute pubblica”.
Anche questo rientra tra i compiti di un’associazione. Perché la frase “tutelare in ogni sede gli interessi dei counselor”, presente in ogni Statuto che si rispetti, deve potersi trasformare in azioni concrete a difesa della categoria che si rappresenta.
Il vostro sostegno è per noi fonte di energia e crescita. Ci auguriamo che tutti coloro che si riconoscono in queste azioni concrete ci supportino nell’andare avanti con tenacia per ripristinare un principio di libertà e giustizia nel sistema delle professioni in Italia e per un confronto onesto e civile, in ogni sede.
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