La violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica che milioni di donne in tutto il mondo subiscono quotidianamente è una grave violazione dei diritti umani che affonda le sue radici in una cultura patriarcale che per secoli ha relegato la donna a un ruolo subalterno alla volontà e al dominio maschile.
Le bambine, le ragazze e le donne vivono costantemente in una cornice di pericolo potenziale dal quale doversi proteggere, come se fosse nella natura delle cose, da non mettere nemmeno in discussione.
Ignorare o sminuire le radici storiche, sociali, giuridiche e culturali della violenza di genere, vuol dire non voler affrontare il tema nella sua complessità e pervasività, perpetuando l’idea che le origini della violenza non riguardino tutte e tutti noi, ma solo alcune donne definite di volta in volta sfortunate, deboli, incapaci di proteggersi, provocatrici, imprudenti o traditrici, generando l’odiosa distorsione della vittimizzazione secondaria.
La violenza sulle donne ha mille volti, nasce nel quotidiano e si alimenta di pratiche educative e di modelli inconsapevolmente discriminatori rivolti a bambini e bambine: la nostra tolleranza alle frasi goliardiche, la disparità di trattamento economico tra uomini e donne, la fatica che una donna deve fare per essere riconosciuta in ambito professionale. Si nutre inoltre della diffusa abitudine a non prendere posizione ogni volta che l’autodeterminazione delle donne e dei loro corpi viene ostacolata a livello sociale, giuridico, professionale, familiare.
Siamo consapevoli del fatto che essere professionisti della relazione d’aiuto non ci mette al riparo da stereotipi e pregiudizi ed è per questo che manteniamo alta la nostra attenzione su una costante crescita personale e professionale, con l’obiettivo di arginare la possibilità di contribuire in modo inconsapevole ad alimentare le disuguaglianze.
Siamo consapevoli anche di quanto difficile e doloroso sia per una donna riconoscere la violenza, ma anche i micro soprusi che molte donne quotidianamente subiscono e trovare le energie per uscire da relazioni violente affrontando anche il rischio e la paura di ritrovarsi sole e senza risorse materiali. Per questo il fenomeno non può che essere trattato con un approccio multidisciplinare e di potenziamento delle reti di aiuto e sostegno nei percorsi di uscita dalla violenza e di empowerment femminile.
Ogni 25 novembre riflettiamo su questi temi in modo corale. Tuttavia il nostro auspicio è che queste riflessioni si traducano sempre di più in parole, azioni e gesti quotidiani di cura verso una cultura nonviolenta.
Ci auguriamo che ognuno di noi contrasti nelle proprie comunità professionali, sociali, familiari e amicali ogni atteggiamento, parola o azione che alimentano il germe della violenza sulle donne e delle disuguaglianze di genere.
25 novembre, ogni giorno.
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